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XV Anniversario di sacerdozio di don Gianni

 

                   

 

 

L’11 giugno don Gianni Branco, parroco della nostra comunità parrocchiale ha festeggiato il 15º anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

È stato sicuramente una giorno speciale per il nostro amato parroco, giorno in cui ha rivissuto il suo totale e sincero Amen al Signore, ma è stato anche un giorno in cui tutta la comunità parrocchiale e tutti coloro che gli vogliono bene hanno voluto stringersi intorno a lui con affetto profondo per ringraziarlo del suo operato instancabile, operato grazie al quale egli riesce a diffondere la forza contagiosa ed irradiante dell’ unico Amore che salva.

Momento culminante della festa è stato  quello della Santa  Messa concelebrata insieme a  don Peppino Centore.

Durante l’omelia don Gianni  ha ricordato con forza il  duplice ruolo del sacerdote, maestro e modello ed ha ringraziato quanti con lui condividono  la  missione a cui è stato chiamato: seminare il Regno di Dio. C’è un forte desiderio che custodisce nel cuore: fare Chiesa intorno  c  ad un unico banchetto, ad una sola Parola, ad una sola Missione, quella di annunciare al mondo l’amore del Cristo Risorto.

Alla fine della liturgia Eucaristica, nel campetto parrocchiale, per suggellare il lieto anniversario  c’è stato un momento di agape fraterna accompagnato da canti e da tanta gioia.

 Auguri!.......

 

ANNIVERSARIO PER I 15 ANNI DI SACERDOZIO DI DON GIANNI BRANCO

MERCOLEDI 11 GIUGNO 2008

 

INTRODUZIONE

 

Ogni anno, l’11 giugno, c’è l’usanza per Don Gianni di festeggiare l’anniversario

Ognuno l’addà fa chesta crianza, ognuno l’addà tenè chistu pensier.

Ogn’anno puntualmente in questo giorno di questa importante e allegra ricorrenza

Suor Gina si ammoina e con riunioni, inviti e tanta devozione

prepara una festa tanto bella che sembra una solenne beatificazione.

 

Abbiamo pensato di introdurre questa cerimonia con una parodia della poesia di Totò, a Livella, perché è tale e tanto l’amore e la stima di questa comunità per il suo parroco che ogni anniversario sembra essere il primo e l’ultimo. Nello stesso modo come due fidanzati non si stancano mai di sussurrasi sempre le stesse parole: ti amo, così anche noi non vorremmo mai finire di dirgli grazie per il dono della sua vocazione e della sua guida instancabile.

 

Molti pensano che Don Gianni sia nato sacerdote per la naturalezza e la convinzione con cui vive la sua vocazione senza concedersi mai una pausa o una nota stonata. Eppure molti di noi possono garantirvi che egli è stato un ragazzo come tutti gli altri, anche se un po’ più grosso. A 13 anni aveva già la statura di adesso e incuteva a tutti un grande   timore reverenziale. Per ottenere quello che voleva non ha mai dovuto lottare perché nessuno osava contraddirlo. Da qui nasce sicuramente la sua attitudine al comando e soprattutto la scelta della nonviolenza come stile di vita.

 

Proprio la voglia di aiutare gli altri a risolvere i conflitti senza violenza lo convinse a intraprendere gli studi per diventare un avvocato, ma gli bastarono pochi mesi di studio per accorgersi che la legge umana non sarebbe mai bastata a colmare la sua grande sete di pace e di giustizia.

 

D’altra parte egli aveva già conosciuto e amato un’altra legge più semplice e più bella di quella statale, la Legge Scout, che si era impegnato a rispettare solennemente nel giorno della sua Promessa avvenuta nel lontano 1975. Ma anche questa promessa per quanto impegnativa e precoce non gli bastava. Egli voleva di più. O meglio, Qualcuno più grande voleva da lui qualcosa di più.

 

Ecco allora che Gianni è posto di fronte al sua prima grande rinuncia: lasciare tutto per affrontare la lunga traversata nel deserto del seminario tra libri di meditazione, altisonanti canti gregoriani e infinite abbuffate di brodini e secondi riciclati con l’unico conforto di comode camerette con vista mare sullo splendido golfo di Napoli non ancora sommerso dalle immondizie.

 

Tuttavia nonostante l’amarezza del distacco gli anni di seminario passarono presto e bene soprattutto perché a conti fatti i disagi della formazione sacerdotale dovettero apparirgli poca cosa al confronto degli oltre 15 anni passati negli scout  tra libri di pioneristica e cartine geografiche incomprensibili, canti stonati al chiar di luna, lunghe marce di montagna sotto il sole  e infinite abbuffate di pasta scotta con l’unico conforto di una  angusta e scomoda tendina riscaldata solo dal fumo degli scarponi e da qualche bestiolina clandestina.

 

Di quegli anni gloriosi di formazione umana e religiosa passati tra gli scout e il seminario ci resta una testimonianza stupenda: la Croce sul Tifata, un’imponente traliccio di ferro alto più di dieci metri costruito, trasportato e montato a mano sulla cima più alta dei nostri monti. Questa difficile e costosa impresa fu la prima grande manifestazione della dedizione, del genio e soprattutto dell’insospettabile capacità manageriale  di Gianni che dovrà poi rivelarsi in pieno negli anni futuri.

 

L’ impegno per la realizzazione della Croce sul Tifata fu anche un presagio del suo futuro lavoro in questa parrocchia che insiste sull’area dell’antica porta tifatina. La devozione alla Croce di Gesù, al suo Cuore dolcissimo, al cammino quaresimale vissuto con profondità e rinuncia, sono sicuramente un frutto di quegli anni che Gianni ha saputo coltivare con amore. La croce fu dedicata a Don Umberto D’Aquino, un grande e amato sacerdote capuano che molto ha ispirato anche il suo cammino sacerdotale ed il suo amore per la Chiesa Diocesana.

 

Dalla sua Ordinazione sacerdotale avvenuta l’11 giugno del 1993, per imposizione della mani di Mons. Luigi Diligenza, arcivescovo emerito, Gianni ha attraversato in lungo e largo la Diocesi sia per i molteplici impegni pastorali conferitogli dai vescovi e sia per quelli che lui stesso si attribuisce per l’ansia di vedere crescere le iniziative  e far più bella la nostra Chiesa. Pur restando sempre fedele alla missione ricevuta in un luogo ed in un settore egli non si accontenta mai, ma cerca sempre orizzonti più vasti e sinergie più ampie che possano soddisfare la sua sete di perfezione e di amore per la Diocesi .

 

Partito dalla Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, sotto la guida di don Pasquale Scarola, suo primo parroco e fustigatore all’epoca delle chiassose riunioni scout delle Palazzine, si è speso molto a Marcianise, poi a Vitulazio, a fianco del sua amico parroco don Pietro, poi a Castel Volturno, a fianco del suo amico Antonio, e poi in lungo e in largo appresso alle Comunità Neocatecumneali ed ai gruppi giovanili di cui è il responsabile diocesano.

 

Con i giovani è andato dovunque: a Parigi, a Monaco, a Roma, nelle Filippine. Memorabile resta il viaggio in Polonia con la carovana nomade guidata dall’ indimenticabile  Don Ciccio Paradiso, un sacerdote dal cuore zingaro che si faceva capire da tutti perché parlava una sola lingua: quella dell’amore e della semplicità.

 

Ma la Summa di tutto il suo impegno ed il suo amore per la Diocesi è racchiusa nel documento preparatorio del Sinodo Diocesano elaborato in lunghe veglie notturne di studio sotto una montagna di documenti  e con gli occhi bruciati dallo schermo  del computer di cui è stato uno dei primi più esperti conoscitori.

 

Gianni al computer e Gianni al telefonino sono le immagini più care dei suoi primi anni di sacerdozio quando ancora questi due nostri inseparabili compagni di lavoro non erano ancora così comuni e per certi versi così pericolosi.

 

Quanta strada Gianni ha fatto da allora: il computer non è più niente per lui, oggi è circondato da macchinari all’avanguardia per le trasmissioni televisive e le comunicazioni satellitari con uno stuolo di collaboratori esperti nelle più svariate discipline: i “family for family” sono chef di livello internazionale; il coro parrocchiale esegue sinfonie polifoniche spettacolari, la cooperativa città Irene diventa ogni giorno di più una multinazionale della solidarietà sociale; l’oratorio organizza attività per giovani e campi estivi con le liste di prenotazione infinite; la mensa, il centro Avis, le ACLI sono altrettanti campi di lavoro e di solidarietà che ogni giorno crescono e danno frutti impensabili.

 

Un impegno quello di Gianni che supera i confini della parrocchia per diventare uno stimolo e a volte una spina nel fianco per tutta la comunità cittadina. Nemmeno le vecchie e gloriose istituzioni come le congreghe, le religiose francescane e le Ancelle dell’immacolata,i gruppi di preghiera Padre Pio, Le terziare Francescane, sono tranquille da quando lui conduce questa parrocchia. Dovunque egli passa rinnova, riforma, dona nuova linfa e vigore.

 

Nemmeno i poveri fratelli africani del Kenia e della Tanzania sono sfuggiti all’abbraccio del suo cuore sacerdotale. Dove vi erano capanne di fango e paglia ora sorgono scuole fatte di tanti solidi e sicuri mattoni quanti sono i bambini delle scuole di capua che lui ha saputo coinvolgere in un ponte di solidarietà e di fratellanza che non dimenticheranno mai.

 

Centinaia di cartoline con disegni e pensieri hanno attraversato l’oceano portando il nome Capua ed il calore dei nostri figli fin nella più sperduta capanna del Taraka. La carità che ci insegna Don Gianni non è mai uno sforzo isolato e occasionale, ma la costruzione di un progetto di liberazione che coinvolge tutti, ognuno con i suoi talenti e le sue responsabilità.

 

Insomma con Gianni sembra essersi rotto finalmente l’ incantesimo degli antichi OZI DI CAPUA, che sembravano tenere un po’ ingessata questa citTà e questa nostra comunità ecclesiale. Qualcuno forse rimpiange quell’epoca di dolce dormire, ma  noi siamo grati al Signore per averci mandato Don Gianni come un sole che splende come un gallo che ogni giorno canta anella solitudine dell’alba per svegliarci dal sonno e dal torpore di una vita vuota e senza Dio.

 

Ti preghiamo o Madre Santa, madre dei sacerdoti, di tenere sempre vivo il canto armonioso e la vitalità del nostro pastore che sa richiamarci ai nostri doveri e additarci le sorgenti della vita vera con affetto di amico e amore di padre. Possa la nostra comunità essergli sempre fedele per incontrarci un giorno, anche con i parrocchiani defunti che oggi gioiscono dal cielo, per cantare tutti insieme le tue lodi nell’assemblea che non finisce mai.

 

 
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