LA SETTIMANA PASTORALE 2012

 

Una Grazia enorme, un tempo vivo

 “Un po’di anni fa, abbiamo immaginato di dover fare una piccola pausa all’inizio dell’anno pastorale per approfondire una tematica che potesse poi accompagnarci lungo tutto il corso del nostro anno. Da qualche anno a questa parte abbiamo approfondito diverse tematiche scaturite, innanzitutto, dalle indicazioni che ci venivano dalla Chiesa universale -dal Santo Padre- ma poi anche dalle indicazioni che ci venivano dalla Chiesa italiana e dalla Chiesa diocesana. Di anno in anno, di tematica in tematica, abbiamo così voluto dar valore ai documenti fondamentali che, nel tempo, la Chiesa ha promulgato. Stiamo percorrendo il decennio che va dal 2010 al 2020, e in questo decennio la Chiesa italiana ci offre come spunto di riflessione il documento, anzi una nota Pastorale, che ci ricorda che non basta dire il Vangelo, ma bisogna fare il Vangelo. La vita buona del Vangelo è, infatti, il titolo di questo documento che è molto bello e che si basa, appunto, sulla centralità di Cristo, Maestro; sulla centralità della Chiesa, discepola del Divino Maestro e testimone del Maestro, della Verità che è salvezza del mondo intero. All’interno di questo decennio, che parla del tema della evangelizzazione, si pone la tematica di quest’anno. Noi non potevamo che scegliere una tematica sottolineata dal Santo Padre Benedetto XVI, il quale ha voluto indire, per quest’anno, un anno straordinario della Fede.  Non è la prima volta nella storia della Chiesa che viene indetto un Anno della Fede, ricordiamo quello voluto da Paolo VI  nel 1967 in occasione del 19° centenario della morte di Pietro e Paolo, martiri a Roma. Ma un anno della fede è utile per poter ripensare il proprio rapporto con Dio e con la Chiesa, per poter (ri)consolidare le nostre radici. Un Anno della Fede che si è aperto l’11 ottobre 2012 in occasione del cinquantesimo anno dell’indizione del Concilio Vaticano II, un evento straordinario che avremo modo di approfondire lungo il corso dell’anno. Per l’Anno della Fede, il Santo Padre ci dà due indicazioni. Ci chiede di approfondire due grandi tematiche. Una prima, è quella legata proprio al Concilio Vaticano II e alle Costituzioni fondamentali, che ne costituiscono l’ossatura; una seconda indicazione riguarda il Catechismo della Chiesa cattolica, il suo compendio. Infatti i documenti del Concilio Vaticano II  e del Catechismo sono esperienze alle quali vogliamo attingere come da una sorgente dalla quale ci si abbevera in abbondanza. Dovendo allora centrare la nostra Settimana Pastorale sull’Anno della Fede e sulle indicazioni che da quest’anno derivano, ci è sembrato bello poter partire proprio dal Concilio Vaticano II che è stato un soffio dello Spirito nella Chiesa. Questo è il motivo per il quale il logo che abbiamo scelto è stata una colomba dal cui cuore partono raggi colorati. Il soffio dello Spirito lo abbiamo vissuto nel Concilio e in tutti questi anni del post Concilio. Il soffio dello Spirito lo viviamo anche qui come comunità cristiana; anche noi, infatti, animati da questo stesso Spirito, abbiamo voluto riconfermare la fede ricevuta nel giorno del Battesimo e riaffermata attraverso la vita sacramentale e la vita di carità. Così, abbiamo voluto porci alla scuola del Concilio, approfondendo le quattro Costituzioni sulle quali si fonda la Chiesa, così come noi oggi la conosciamo. Per capire l’importanza del Concilio Vaticano II basti pensare a come è fatta la nostra Chiesa. Se noi tornassimo in una chiesa di 50 anni fa, troveremmo tante statue, tanti Santi e tante devozioni. Una chiesa pre conciliare anche dal punto di vista strutturale era diversa: era centrata sull’altare dove c’era la custodia eucaristica; aveva una balaustra che divideva lo spazio sacro dallo spazio profano; imponeva al sacerdote di celebrare di spalle rispetto all’assemblea, utilizzando il latino come lingua fondamentale. Allora, quando pensiamo al Concilio, pensiamo all’evento che ha cambiato le regole. Un Concilio Vaticano II che non è voluto essere un Concilio dottrinale, ma pastorale; in altre parole, non quale nuova Verità si volesse dire al mondo in campo di fede o di morale, ma quale Gesù si volesse comunicare al mondo; quindi, “un aggiornamento della Chiesa”, volendo far nostra l’espressione usata da Giovanni XXIII nel giorno dell’apertura del Concilio. Aver potuto tenere fra le mani i testi dei Padri Conciliari, averli potuti leggere, averli potuti meditare, averli potuti approfondire è stata una Grazia enorme. Vi invito, dunque, a continuare a sfogliarli, sottolinearli, annotarli di modo che questo tempo diventi un tempo ricco, vivo”.

 

don Gianni

 

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