Lumen Gentium
Mercoledì
sera, terza serata della Settimana Pastorale, abbiamo approfondito
la terza Costituzione promulgata dal Concilio Vaticano II, la
Lumen Gentium, ovvero la Luce delle Genti, che riguarda
l’identità della Chiesa. Ad aiutarci nella riflessione don Agostino
Porreca, giovane sacerdote della nostra Diocesi, anch’egli penna
del nostro settimanale KairosNews. La Lumen Gentium che
dà il titolo alla Costituzione, sottolinea don Agostino, non è la
Chiesa, ma Cristo “Che risplende sul volto della Chiesa”. “Questa
Costituzione è il frutto più maturo del Concilio Vaticano II; essa è
il cuore, la Magna Carta, di un Concilio che fu definito «il
Concilio della Chiesa, sulla Chiesa». E’, dunque, difficile
sintetizzare in un solo incontro l’ecclesiologia (la dottrina
concernente i caratteri fondamentali della Chiesa) del documento,
perciò darò solo delle linee e degli spunti di riflessione da
approfondire con la lettura”, continua don Porreca. Importante
diviene chiedersi quale è il metodo per una lettura corretta di un
testo conciliare così profondo. Ci vengono in aiuto le parole di
Benedetto XVI. Egli offre hanno due chiavi interpretative per
leggere i testi: la linea della continuità- perchè la
Chiesa rimane la stessa nel tempo, cresce nel tempo e si sviluppa
nel tempo- e la chiave della Fede perchè i testi sono il frutto di
un evento dello Spirito. E ancora, per far comprendere bene la
Lumen Gentium, don Porreca delinea il modello della Chiesa alle
soglie del Concilio Vaticano II. Nel I millennio abbiamo una visione
organica della Chiesa, una visione misterica, una visione
sacramentale. Gli eventi fondamentali sono una Chiesa eucaristica e,
soprattutto, una grande Liturgia battesimale nella notte pasquale.
Nel II millennio la Chiesa assume una figura diversa; diventa la
Chiesa domina, modellata sullo stile imperiale. La Chiesa
insiste sulla visibilità dell’aspetto secolare. Essa si identifica
con una gerarchia: il Papa, i Vescovi, con il clero. e acuisce la
distanza dai laici; c’è anche una distinzione radicale fra la
Chiesa che insegna e la Chiesa che impara, ascolta. Quando
Giovanni XXIII annuncia il Concilio, nel 1959, sente che è ora di
far emergere una nuova visione di Chiesa. E la Lumen Gentium
“porta una nuova immagine di Chiesa, più misterica, più teologica.
La Chiesa è inserita nel piano della Salvezza e del Disegno eterno
di Dio”. “Lo schema, che non è un riassunto come lo intendiamo
comunemente, ma un vero e proprio progetto”, ci dice don Agostino,
fu quasi perfetto; venne modificato in pochissimi punti, segno che
“c’era un movimento liturgico che da più di 50 anni stava mettendo
in moto un rinnovamento”. La Costituzione è divisa in otto capitoli
e si rifà allo schema proposto da Philipps, segretario di una
commissione teologica, decisivo per la sua elaborazione. Il I
capitolo è incentrato sul Mistero della Chiesa; il II è
sul Popolo di Dio; il III verte sulla Gerarchia della
Chiesa, in modo particolare l’episcopato; il IV è sui Laici;
il V sulla Vocazione universale alla Santità; il VI sui
Religiosi, il VII sulla Indole escatologica della
Chiesa; l’VIII è incentrato sulla figura di Maria. Si
parla, in termini complessivi, della Chiesa sviluppando la
dimensione misterico-sacramentale: “La Chiesa è in Cristo il
Sacramento, segno e strumento dell’intima unione con Dio e
dell’unità di tutto il genere umano”. Poi, abbiamo la visione
trinitaria della Chiesa: “La Chiesa è un popolo adunato nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Viene superata la
concezione piramidale della Chiesa, per affermare la radicale
uguaglianza dei battezzati. La Chiesa è popolo di Dio; prima ancora
dei ruoli e delle funzioni esercitate, viene la vita cristiana: “Il
titolo più grande di appartenenza alla Chiesa non dipende da qualche
ufficio, ma dalla rigenerazione in Cristo, cioè l’essere figli di
Dio. Questo è il primato”. Viene recuperato il sacerdozio comune
dei battezzati che si amalgama con il sacerdozio ministeriale che
“Esiste perchè esiste la realtà del sacerdozio comune che va
servita”. La Vocazione universale alla Santità, che nella visione
pre Conciliare è relegata solo alla vita religiosa, adesso diventa
per tutti: tutti sono chiamati alla Santità e le vocazioni e i vari
stati di vita non sono altro che attuazioni di questa Vocazione
universale alla Santità. Il documento ha una logica interna ben
definita. Sono legati il I e l’VIII capitolo: Maria è inserita nella
Chiesa e diventa modello di Chiesa. Maria illumina la Chiesa, però
anche la Chiesa illumina Maria perchè “Onorata con culto speciale”.
C’è un’altra corrispondenza fondamentale tra il II e il VII: il
popolo di Dio, che cammina nella Storia, è il popolo di Dio in
cammino verso la patria trinitaria; esso viene dalla Trinità e si
incammina verso la Trinità. Centro del documento è il capitolo V.
Infine, ci dice don Porreca, dobbiamo evidenziare la rivoluzione
copernicana del documento che non è stata nei contenuti, ma nella
semplice proposta di un Padre di porre il capitolo sul Popolo di Dio
prima di quello sulle gerarchie ecclesiastiche o sulla vita
religiosa; si attua così una grande differenza di orientamento
nell’impostazione di fondo. “Riprendere in mano la Costituzione”,
allora, “diventa opportunità per conoscere il volto bello della
Chiesa che i padri conciliari hanno saputo, e potuto, immaginare”.
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