SETTIMANA PASTORALE 2012

Mercoledì 10 ottobre -  Don Agostino Porreca 

 

Lumen Gentium


Mercoledì sera, terza serata della Settimana Pastorale, abbiamo approfondito la terza Costituzione promulgata dal Concilio Vaticano II, la Lumen Gentium, ovvero la Luce delle Genti, che riguarda l’identità della Chiesa. Ad aiutarci nella riflessione don Agostino Porreca, giovane sacerdote della nostra Diocesi, anch’egli penna del nostro settimanale KairosNews. La Lumen Gentium che dà il titolo alla Costituzione, sottolinea don Agostino, non è la Chiesa, ma Cristo “Che risplende sul volto della Chiesa”.  “Questa Costituzione è il frutto più maturo del Concilio Vaticano II; essa è il cuore, la Magna Carta, di un Concilio che fu definito «il Concilio della Chiesa, sulla Chiesa». E’, dunque, difficile sintetizzare in un solo incontro l’ecclesiologia (la dottrina concernente i caratteri fondamentali della Chiesa) del documento, perciò darò solo delle linee e degli spunti di riflessione da approfondire con la lettura”, continua don Porreca. Importante diviene chiedersi quale è il metodo per una lettura corretta di un testo conciliare così profondo. Ci vengono in aiuto le parole di Benedetto XVI. Egli offre hanno due chiavi interpretative per leggere i testi: la linea della continuità- perchè la Chiesa rimane la stessa nel tempo, cresce nel tempo e si sviluppa nel tempo- e la chiave della Fede perchè i testi sono il frutto di un evento dello Spirito. E ancora, per far comprendere  bene la Lumen Gentium, don Porreca delinea il modello della Chiesa alle soglie del Concilio Vaticano II. Nel I millennio abbiamo una visione organica della Chiesa, una visione misterica, una visione sacramentale. Gli eventi fondamentali sono una Chiesa eucaristica e, soprattutto, una grande Liturgia battesimale nella notte pasquale. Nel II millennio la Chiesa assume una figura diversa; diventa la Chiesa domina, modellata sullo stile imperiale. La Chiesa insiste sulla visibilità dell’aspetto secolare. Essa si identifica con una gerarchia: il Papa, i Vescovi, con il clero. e acuisce la distanza dai laici; c’è anche una distinzione radicale fra la Chiesa che insegna e la Chiesa che impara, ascolta. Quando Giovanni XXIII annuncia il Concilio, nel 1959, sente che è ora di far emergere una nuova visione di Chiesa. E la Lumen Gentium “porta una nuova immagine di Chiesa, più misterica, più teologica. La Chiesa è inserita nel piano della Salvezza e del Disegno eterno di Dio”.  “Lo schema, che non è un riassunto come lo intendiamo comunemente, ma un vero e proprio progetto”, ci dice don Agostino, fu quasi perfetto; venne modificato in pochissimi punti, segno che “c’era un movimento liturgico che da più di 50 anni stava mettendo in moto un rinnovamento”. La Costituzione è divisa in otto capitoli e si rifà allo schema proposto da Philipps, segretario di una commissione teologica, decisivo per la sua elaborazione. Il I capitolo è incentrato sul  Mistero della Chiesa; il  II  è sul Popolo di Dio; il III verte sulla Gerarchia della Chiesa, in modo particolare l’episcopato; il IV è sui Laici; il V sulla Vocazione universale alla Santità; il VI  sui Religiosi, il  VII sulla Indole escatologica della Chiesa; l’VIII è incentrato sulla figura di Maria. Si parla, in termini complessivi, della Chiesa sviluppando la dimensione misterico-sacramentale: “La Chiesa è in Cristo il Sacramento, segno e strumento dell’intima unione  con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Poi, abbiamo la visione trinitaria della Chiesa: “La Chiesa è un popolo adunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Viene superata la concezione piramidale della Chiesa, per affermare la radicale uguaglianza dei battezzati. La Chiesa è popolo di Dio; prima ancora dei ruoli e delle funzioni esercitate, viene la vita cristiana: “Il titolo più grande di appartenenza alla Chiesa non dipende da qualche ufficio, ma dalla rigenerazione in Cristo, cioè l’essere figli di Dio. Questo è il primato”.  Viene recuperato il sacerdozio comune dei battezzati che si amalgama con il sacerdozio ministeriale che “Esiste perchè esiste la realtà del sacerdozio comune che va servita”. La Vocazione universale alla Santità, che nella visione pre Conciliare è relegata solo alla vita religiosa,  adesso diventa per tutti: tutti sono chiamati alla Santità e le vocazioni e i vari stati di vita non sono altro che attuazioni di questa Vocazione universale alla Santità. Il documento ha una logica interna ben definita. Sono legati il I e l’VIII capitolo: Maria è inserita nella Chiesa e diventa modello di Chiesa. Maria illumina la Chiesa, però anche la Chiesa illumina Maria perchè “Onorata con culto speciale”. C’è un’altra corrispondenza fondamentale tra il II e il VII: il popolo di Dio, che cammina nella Storia, è il popolo di Dio in cammino verso la patria trinitaria; esso viene dalla Trinità e si incammina verso la Trinità. Centro del documento è il capitolo V. Infine, ci dice don Porreca, dobbiamo evidenziare la rivoluzione copernicana del documento che non è stata nei contenuti, ma nella semplice proposta di un Padre di porre il capitolo sul Popolo di Dio prima di quello sulle gerarchie ecclesiastiche o sulla vita religiosa; si attua così una grande differenza di orientamento nell’impostazione di fondo. “Riprendere in mano la Costituzione”, allora, “diventa opportunità per conoscere il volto bello della Chiesa che i padri conciliari hanno saputo, e potuto, immaginare”.

 

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