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 Chiesa di 
			impianto longobardo, di cui si ha notizia dal 12053, poi restaurata 
			in età romanica quando passa ai benedettini di Montecassino. 
			Presenta un impianto basilicale risolto con arcate su colonne di 
			spoglio. Nel 1720, cessa di essere grancia benedettina e ritorna 
			sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Capua; a questa fase, 
			presumibilmente si deve la controsoffittatura ad incannucciata, 
			abolita dal restauro che ha ripristinato le capriate e liberato le 
			colonne dalla struttura muraria. 
			Tra le peculiarità della chiesa è l’abside che si apre sulla navata 
			con un arco trionfale in laterizi; presenta inseriti nella struttura 
			vasi fittili e sedici nicchie scavate durante il restauro del 1641. 
			Erano destinate ad accogliere le reliquie dei martiri capuani 
			ritrovate al di sotto dell’altare maggiore. La navatella di sinistra 
			si prolunga in tre absidi con funzione di cappelle. A ridosso sono 
			gli ambienti della canonica. 
			
			 
 Il campanile 
			romanico, addossato alla facciata e all’ingresso principale, 
			nasconde parte del portale centrale e del tutto quello di sinistra; 
			doveva servire da supportino per passare dalla chiesa alla canonica. 
			Presenta un arco ad ogiva più rilevato degli altri nel punto di 
			attacco alla facciata della chiesa, in modo da superare l’altezza 
			del portale centrale. Per l’altare maggiore è stato riutilizzato il 
			sarcofago di età imperiale che era sistemato nel cortile della 
			chiesa di S. Marcello. 
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