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“La cultura di internet e la comunicazione della Chiesa”

 

Facebook, YouTube, Wikimedia. Sono alcune delle realtà rappresentate all’Assemblea plenaria della Commissione episcopale europea per i media (Ceem), che si è svolta da giovedì 12 a domenica 15 novembre presso l’Aula Vecchia del Sinodo, in Vaticano, sul tema “La cultura di internet e la comunicazione della Chiesa”.

Durante l’assemblea i vescovi europei si sono confrontati con chi fa comunicazione e produce cultura attraverso internet: dalla rete sociale Facebook al motore di ricerca Google-Youtube, del microblogging Identi.ca all’enciclopedia sociale Wikipedia. Un sociologo ha aiutato i partecipanti a comprendere il rapporto che i giovani hanno con internet. Successivamente, si è parlato di pirateria informatica (gli hackers) e copyright. Infine, dato che “i media diventano sempre più lo spazio sociale e culturale entro cui passano tutte le nostre pratiche individuali e sociali”, l’assemblea “ha cercato di verificare come internet cambia anche le pratiche religiose in particolare tra i cristiani”. La Ceem è una commissione specializzata del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che segue lo sviluppo dei media e delle comunicazioni ecclesiali. All’incontro hanno preso parte un centinaio di delegati: vescovi responsabili delle commissioni episcopali per le comunicazioni sociali, unitamente ad esperti, addetti stampa e portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa.

 

Su Internet “si sta costruendo il modello antropologico dell’uomo di domani”. Lo ha detto il card. Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, aprendo in Vaticano i lavori dell’Assemblea plenaria della Ceem (Commissione episcopale europea per i media del Ccee) su “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”. “Internet – ha proseguito il card. Bozanić - è cultura, produce cultura” e “sta modificando anche il nostro modo di pensare e comunicare”; è “innanzitutto un mondo, che qualcuno ha voluto addirittura definire il settimo continente”. Richiamando l’attenzione per la rete dimostrata a più riprese dal Papa e dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il vicepresidente del Ccee ha affermato: “Il crescente peso che sta assumendo Internet nella vita delle persone” ci impone “di annunciare il Vangelo anche in questo altro mondo”. Secondo l’arcivescovo, “per i giovani della web generation che è cresciuta su Internet, questo luogo virtuale” sta diventando “lo spazio principale dove avviene la loro formazione umana, morale e conoscitiva. E’ in Internet che è possibile capire e si costruisce il nuovo modo di percepire la relazione interpersonale, la cultura, il rapporto con il trascendente, con la conoscenza e lo stesso Tempo”.

“Non si tratta qui di sapere se Internet sia una cosa buona o cattiva. Come qualsiasi strumento posto nella mano dell’uomo – ha precisato il card. Bozanić -, Internet diventa ciò che l’uomo stesso decide che diventi!”. “Nella sua storia millenaria la Chiesa ha sempre saputo cogliere la bontà degli strumenti di comunicazione sociale” e “in non pochi casi ne è stata anche una grande promotrice”. Oggi essa “ha di fronte a sé una nuova sfida: quella di essere presente sulla rete con il suo messaggio di amore. Ma la Chiesa può inoltre” essere “promotrice di un ethos condiviso”, può “indicare i criteri etici e morali, universalmente validi, riconoscibili nei valori umani e cristiani, tanto a coloro che usano Internet per svariati motivi (svago, ricerche, informazione…) quanto a chi se ne occupa professionalmente”. Secondo il card. Bozanić “essere su Internet non è un’opportunità ma una necessità per la Chiesa, “perché essa non rimanga a margine dello sviluppo tecnologico; perché senza questa presenza non riuscirebbe a dialogare con migliaia di giovani”; perché “oggi la comunicazione passa in grande parte da questa nuova tecnologia. Motivi buoni ma non sufficienti: in realtà, conclude l’arcivescovo, “la Chiesa ha bisogno di Internet perché ha una Buona Novella da comunicare” e perché su Internet “si sta costruendo il modello antropologico dell’uomo di domani”.

 

 

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