IL PROGETTO CATECHISTICO

 

 

PREMESSA

 

La chiesa parrocchiale occupa il complesso di San Benedetto che è tra i più antichi impianti religiosi della città di Capua. La storia della fondazione è strettamente legata agli spostamenti della comunità benedettina cassinese in seguito alle incursioni saracene. Il monastero capuano, difatti, dall’896 al 949 divenne la sede principale, nella quale trovarono rifugio i monaci superstiti al saccheggio saraceno dell’884 della Badia di Montecassino. Intorno al 1084 la chiesa visse un periodo di decadenza, ma l’abate Desiderio di Montecassino, una volta architetto, tal Angiulfo di Salerno, curò con dedizione la sua riedificazione. Si apprende da Leone Ostiense che la fece “ben alta e magnifica avente 98 cubiti di lunghezza e 40 di altezza e lunga 52 con nove colonne da ciascuno dei lati”. Nel 1611 hanno in essa trovato dimora i Gesuiti, che la arricchirono del grande Collegio per la educazione dei giovani capuani e la preparazione dei padri. A metà del ‘900 ha ospitato i Padri Cappuccini, provenienti dal convento costruito fuori le mura della città. I Padri Cappuccini, per storia eccelsale locale, rivolgevano la loro attenzione religiosa e sociale all’intera cittadinanza capuana attraverso i percorsi legati alla Gioventù Francescana e questa dimensione interparrocchiale si è conservata pur essendo la cura della parrocchia passata ai sacerdoti diocesani.

Oltre alla Chiesa principale, la parrocchia raccoglie altre tre bellissime chiese (San Marcello Maggiore, Santi Rufo e Carponio e Santa Maria Maddalena) di epoca compresa tra l’XI e il XVII secolo e due cappelle (Maria Santissima del Monte Carmelo e Sant’Antonio di Padova) tutte aperte ed adibite a specifiche funzioni pastorali. 

Nel rendere sistematico il progetto di catechesi che nel corso degli anni abbiamo elaborato in Parrocchia non possiamo non partire da una analisi del contesto territoriale nel quale la nostra comunità vive e professa la sua fede. Siamo nel centro storico della Città di Capua, in un contesto urbano connotato da antiche strutture nate come monasteri, trasformate in caserme e poi in abitazioni “collettive” e oggi in gran parte abbandonate. Si contrappongono alcuni palazzi nobiliari ad abitazioni popolari e “bassi” ancora abitati che raccolgono una popolazione formata da anziani, famiglie monoreddito e immigrati, che nel contesto degradato hanno trovato costi bassi.

A queste famiglie, essenzialmente, è rivolta la nostra attenzione per un percorso organico di catechesi. Ma accanto ad esse non possiamo non tener conto delle molte persone che ci hanno scelto come Parrocchia di Elezione, decidendo formare con noi una comunità cristiana. Esse provengono da altre zone della città con caratteristiche diverse: dai quartieri popolari di Rione Risorgimento o Carlo Santagata, dai parchi per impiegati o professionisti di Viale Ferrovia o Fuori Porta Roma, dagli altri rioni del Centro Storico. La loro scelta, dettata non da motivi estetici ma dalla opportunità di inserirsi in percorsi catechetici o caritatevoli, spesso procura tensioni o lacerazioni con le comunità di origine e difficoltà di amalgama con i residenti, ma è anche occasione di un arricchimento vicendevole che fa tesoro del vissuto e delle competenze di tutti generando una comunità tutta ministeriale. Circa la metà delle richieste di percorsi verso i sacramenti provengono proprio da questi “nuovi” parrocchiani. Quando allora ci riferiamo alla Parrocchia intendiamo l’intera comunità chiamata dalla Parola a celebrare l’Eucaristia e a vivere la Comunione, a prescindere dalla provenienza geografica.

Ma quali sono le caratteristiche di quanti vivono con noi l’esperienza di fede? E quali quelle di quanti si approcciano ai cammini proposti? Se fino ad alcuni anni fa si potevano individuare caratteristiche specifiche che connotavano uomini e donne provenienti da una determinata area geografica o categoria sociale, oggi attraverso un fenomeno di omogeneizzazione, incontriamo sostanzialmente persone che vivono lo stesso contesto culturale e quindi sono soggette a vivere gli stessi fenomeni che ben sono stati descritti dalla Chiesa. Nelle prime pagine di tutti i documenti, non ultimo gli Orientamenti Pastorali per il decennio 2011-2020, è proposta sempre una analisi del fenomeno religioso. Volendo attingere ad essa scopriamo che nella nostra società va sempre più diffondendosi “un’indifferenza religiosa”. Molti danno scarsa importanza alla fede. “Non negano Dio, semplicemente non sono interessati”; altri tendono a fare propri i contenuti di fede vivendola in forma individualistica. A tutto questo si aggiungono il pluralismo consumista, le condizioni di miseria e di dolore in cui vive gran parte dell’umanità. Anche la persona è soggetta ad una profonda lacerazione vivendo una dissociazione tra affettività e razionalità, tra corporeità e spiritualità. La mentalità odierna, divisa fra il mondo della conoscenza e quello delle emozioni, tende a relegare gli affetti e le relazioni in un orizzonte privo di riferimenti significativi e dominato dall’impulso momentaneo. La conseguenza di tutto ciò è una vita di dubbi e incertezze accentuata anche dall’abbandono, durante la preadolescenza, di cammini di fede.

E’ proprio da queste considerazioni che Benedetto XVI nel 2008 ha colto una emergenza educativa da vivere non in chiave di resa ma di sfida. Attingendo dalla “nostalgia d’amore e dall’anelito di speranza” (Bruno Forte) possiamo offrire nuovo impulso  all’azione di evangelizzazione e di catechesi della Chiesa.

I nuovi orientamenti pastorali per il decennio 2010/2020 parlano di una crescita della Chiesa nell’arte dell’educazione quale dimensione costitutiva della sua missione. Partendo da questa premessa, un itinerario che accosti alla fede o la risvegli deve necessariamente tenere conto delle esigenze contingenti alla realtà a noi molto prossima. Anche la nostra parrocchia vive:

·         il disagio dei giovani che, non avendo precisi e forti punti di riferimento, vedono vacillare sempre più le loro certezze e non riescono a vivere un clima di fiducia nei confronti del futuro sperimentando le logiche del “mordi e fuggi”;

·         la precarietà economica, sociale e psicologica degli adulti che rinunciano al loro ruolo di guide per la perdita di valori fondamentali, primo fra tutti la sacralità della famiglia, anche a causa dei modelli di vita proposti dai bombardamenti mediatici e testimoniati da “quelli che contano”;

·         la diffusione della illegalità, non solo e non tanto attraverso le organizzazioni camorristiche, quanto nei modelli di vita quotidiani che subordinato il bene comune agli interessi privati e il diritto al mantenimento del potere;

·         la presenza sul nostro territorio di cittadini immigrati provenienti da paesi comunitari e non che portano con sé orizzonti valoriali e prassi sociali diversi dai nostri.

Riflettendo su queste problematiche si avverte la necessità di elaborare un nuovo progetto catechistico che si assuma la responsabilità di “una scelta coraggiosa di servire la fede delle persone in tutti i momenti ed i luoghi in cui si esprime”.

Esso deve continuamente confrontarsi con:

  • il messaggio evangelico, sempre radicalmente nuovo e aperto a nuove proposte di conversione personale e sociale, accolto nella preghiera e testimoniato nella carità;

  • la persona, con i suoi bisogni e le sue ricchezze, che va accolta, ascoltata ed amata, che va coinvolta in un processo di formazione in vista di un reale cambiamento di vita.

Soggetto di questa opera di “generazione della fede” non può che essere l’intera comunità cristiana che deve farsi carco con gioia della missione che le viene affidata.

Obiettivi Generali

 

Crescere integralmente come persone

In questo quadro si inserisce a pieno titolo la proposta educativa della comunità cristiana, il cui obiettivo fondamentale è promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto in relazione, secondo la grandezza della vocazione dell'uomo e la presenza in lui di un germe divino. La vera formazione dell’uomo, attraverso lo sviluppo armonioso delle sue capacità, consiste nella realizzazione della sua vocazione, nel farsi discepolo di Gesù, nella capacità di cooperare alla realizzazione del bene comune.

Per tali ragioni la Chiesa non cessa di aver fiducia nella potenzialità della persona umana: il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene da quella speranza affidabile che ci è donata mediante la fede nella redenzione (Spe salvi,1)

Impegnandosi nell’educazione, la Chiesa si pone in fecondo rapporto con la cultura e le scienze, suscitando responsabilità e passione e valorizzando tutto ciò che incontra di buono e di vero; le virtù umane e quelle cristiane, infatti, non appartengono ad ambiti separati. Gli atteggiamenti virtuosi della vita crescono insieme, contribuiscono a far maturare la persona e a svilupparne la libertà, determinano la su capacità di abitare la vita, di lavorare, di gioire e amare, ne assecondano l’anelito a raggiungere la somiglianza con il sommo bene, che è Dio Amore.

 

Acquisire la mentalità di fede: pensare, amare, agire come Cristo

Con la catechesi, la Chiesa si rivolge a chi è già sul cammino della fede e gli presenta la parola di Dio in adeguata pienezza, “con tutta longanimità e dottrina”, perché, mentre si apre alla grazia divina, maturi in lui la sapienza di Cristo. Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa catechesi a nome della Chiesa. In modo vario, ma sempre organico, tale missione riguarda unitariamente tutta la vita del cristiano: la conoscenza sempre più profonda e personale della sua fede; la sua appartenenza a Cristo nella Chiesa; la sua apertura agli altri; il suo comportamento nella vita.

In questa prospettiva diviene per noi prioritaria la riscoperta del Catecumenato, con la sua gradualità di proposta che coinvolge la fede e la vita all’interno di una comunità credente. Uno stile catecumenale che deve pervadere ogni percorso catechistico, in special modo quello che riguarda l’iniziazione cristiana. Generare alla fede è la missione fondamentale affidata da Cristo alla sua Chiesa.

 

Sperimentare l’iniziazione alla vita ecclesiale nella Liturgia e nella Carità

Formare la mentalità cristiana, significa nutrire il senso dell’appartenenza a Cristo nella Chiesa. La catechesi ridesta continuamente la coscienza del Battesimo ricevuto; apre l’anima alla parola che convoca e vivifica la Chiesa; invita alla preghiera e alla professione della fede; guida ad assumere la missione della Chiesa secondo la propria personale vocazione; promuove il dialogo con Dio, con i fratelli, con tutti gli uomini; rende capaci di giudicare gli eventi della storia con spirito profetico. L’uomo del ventesimo secolo può apparire quasi allergico all’esperienza della fede e proteso, spesso generosamente, all’impegno nel mondo. Da questa rilevazione, non di rado troppo esteriore, traspare l’urgenza di educare i cristiani a comprendere Che la fede non allontana dalla storia, ma svela in essa le intenzioni di Dio, riversando luce nuova sulla vocazione integrale dell’uomo.

La fede abilita il credente al culto, che la Chiesa rende a Dio con la sacra liturgia e nella preghiera personale di tutti i suoi membri. Più precisamente, la catechesi prepara la piena, consapevole, attiva partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche. Al vertice di questa azione educativa, sta la preoccupazione di disporre i fedeli a fare del mistero eucaristico la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana. Tutto il bene spirituale della Chiesa è racchiuso nell’Eucaristia, dove Cristo, nostra Pasqua, è presente e dà vita agli uomini, invitandoli e inducendoli a offrire se stessi con Lui e in sua memoria, per la salvezza del mondo.

La fede opera nella carità. Educare alla maturità cristiana significa, pertanto, insegnare che la fede, senza le opere, è morta.  Tutta la vita dell’uomo deve apparire come vocazione a conoscere e ad amare Dio e il prossimo nelle concrete situazioni dell’impegno cristiano e, alla fine, nella beatitudine della comunione eterna.       Dio stesso è il fondamento della carità: “se Dio ci ha amato così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo a vicenda, Dio rimane in noi e l’amore di Lui è perfetto in noi.

Il primo servizio di carità, che il cristiano è tenuto a prestare, riguarda la Chiesa. La carità unisce tutti i membri del popolo di Dio nella comunione della fede; trasforma i cristiani in comunità di culto, facendo dei loro sacrifici una sola offerta in Cristo; fa della Chiesa una comunità di amore, dando significato a tutti i ministeri e carismi, in modo che concorrano a edificare l’unico Corpo di Cristo, per la salvezza del mondo.  La catechesi porta a scoprire e a vivere la Chiesa, come realtà di comunione, come sacramento di amore e di salvezza per tutti gli uomini. Ha cura che i cristiani vivano la loro comunione con tutta la Chiesa, uniti alla gerarchia, per mezzo della quale lo Spirito Santo raduna e guida il popolo di Dio. Li conduce a scoprire sempre ciò che unisce e a superare ciò che divide. Fa crescere l’impegno della santità ed è continuo alimento dell’apostolato.

 

Percorrere la Via della Bellezza

Gli obiettivi descritti non possono che avvenire in un contesto nel quale l’esperienza credente sia capace di trasformare i luoghi rendendoli riflesso della Bellezza proclamata. Non solo gli spazi della liturgia, ma quelli della comunità, della catechesi e della carità devono risultare accoglienti, capaci elevare l’animo a Dio, idonei alla preghiera, alla festa, alla formazione e al servizio. La comunità parrocchiale individua allora alcuni “cuori” pulsanti della sua vita di fede: la Chiesa Parrocchiale e le Chiese del territorio; il Centro Parrocchiale Momo’s; il Centro Catechistico e la Casa della Divina Misericordia. La sinergia tra le strutture e il loro utilizzo organico favoriscono la crescita della persona capace di relazioni con Dio e con gli uomini. In modo particolare il Centro Catechistico deve diventare un luogo in cui non solo gli operatori della catechesi, ma tutti i battezzati possono trovare nutrimento per la loro crescita cristiana. Esso sarà allocato nei locali dell’Istituto Comprensivo Pier delle Vigne – Scuola Primaria, che da anni offre  la sua disponibilità ad ospitare i percorsi catechetici dei fanciulli.

 

Educare in sintonia con la Chiesa

Il progetto catechistico della nostra comunità è in piena sintonia con gli insegnamenti dell’Episcopato Italiano e il magistero diocesano, così come emerge nei documenti del Vescovo e degli Uffici di Curia. Questa linea è frutto di una scelta consapevole e profonda: non c’è chiesa se non con il Vescovo e non c’è vita di fede se non nella chiesa. Il progetto catechistico nazionale, il Documento Base e i Catechismi per fasce, gli orientamenti del decennio e gli approfondimenti pubblicati, nella loro lettera e nello spirito che li ha generati, sono riferimenti imprescindibili.

 

 

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